Ordine Secolare Francescano - Montughi

Spiritualita' e Cultura



Contributo di Gianfranco Vanni

Messa con i Cappuccini - 9.2.2016 In una Basilica immersa nella preghiera e il raccoglimento il Papa ha centrato la sua omelia sul perdono. Prendendo spunto dalla liturgia odierna ha parlato di due atteggiamenti: quello “di grandezza davanti a Dio”, ovvero “l’umiltà di Re Salomone”, e quello di “meschinità” dei “dottori della legge” ripiegati sui meri precetti: “La vostra tradizione, dei Cappuccini, è una tradizione di perdono, di dare il perdono. Tra di voi ci sono tanti bravi confessori: è perché si sentono peccatori, come il nostro fra Cristoforo. Sanno che sono grandi peccatori, e davanti alla grandezza di Dio continuamente pregano: Ascolta, Signore, e perdona. E perché sanno pregare così, sanno perdonare". “Quando qualcuno si dimentica la necessità che ha di perdono - ha evidenziato - lentamente si dimentica di Dio, si dimentica di chiedere perdono e non sa perdonare”. “L’umile - ha proseguito - quello che si sente peccatore, è un gran perdonatore nel confessionale”, gli altri invece come i dottori della legge che si sentono “i puri”, “i maestri”, sanno invece soltanto "condannare": “Vi parlo come fratello, e in voi vorrei parlare a tutti i confessori, in quest’Anno della Misericordia specialmente: il confessionale è per perdonare. E se tu non puoi dare l’assoluzione - faccio questa ipotesi - per favore, non bastonare. Quello che viene, viene a cercare conforto, perdono, pace nella sua anima; che trovi un padre che lo abbracci e gli dica: “Ma, Dio ti vuole bene”. “Siate uomini di perdono, di riconciliazione, di pace”, ha detto Francesco per poi ricordare quante volte i sacerdoti hanno sentito dire “non vado mai a confessarmi, perché una volta mi hanno fatto queste domande”. Poi ha raccontato l’incontro con un grande confessore e distinto tra "parole" e "gesti" che chiedono il perdono, come quando una persona si avvicina al confessionale: “è perché sente qualcosa che gli pesa, che vuole togliersi”, forse non sa come dirlo - ha spiegato - ma “lo dice con il gesto di avvicinarsi”. “Non è necessario fare delle domande”: “Il perdono è un seme, è una carezza di Dio. Abbiate fiducia nel perdono di Dio. Non cadete nel pelagianismo, eh? Tu devi fare questo, questo, questo, questo …” Il Papa ha poi lanciato un monito spiegando che si è o “grandi perdonatori” o “grandi condannatori”: “O fai l’ufficio di Gesù, che perdona dando la vita, la preghiera, tante ore lì, seduto, come quei due, lì; o fai l’ufficio del diavolo che condanna, accusa … “ Pace e bene! Gianfranco