Ordine Secolare Francescano - Montughi

Una testimonianza:


Ricordo ancora quando, appena ricevuto il sacramento della Cresima, mi venne fatta la proposta della Gioventu' Francescana. Mia sorella, anni prima ne aveva fatto parte e cosi', anche se non capivo bene cosa fosse, decisi di buttarmi. Iniziai ad andare a degli incontri organizzati da ragazzi piu' grandi appositamente per noi 'novizi' e mi stupi' subito l'attenzione che essi avevano nei miei confronti. Non mi conoscevano ma mi salutavano. Non mi conoscevano e preparavano degli incontri per me. Non mi conoscevano e mi invitavano a cenare con loro. Fu cosi' che, conquistato da questo disinteressato e amorevole servizio che mi ritrovavo addosso, feci il rituale dell'Accettazione e inizia ad inserirmi in quel misterioso mondo della GiFra. Non conoscevo ancora a fondo tutti quei ragazzi che si riunivano il lunedi' sera per parlare e stare insieme eppure stavo bene. Intuivo che, stando li', accadeva qualcosa e capivo che quei ragazzi stavano rendendo piu' felice la mia vita.Mi piaceva l'atmosfera, mi coinvolgevano gli incontri e mi divertivano i campi regionali. Insomma, mi piaceva quello spirito francescano e la vita di fraternita'. La cosa che mi aveva colpito e' che li' non si parlava di Dio, della vita, come a catechismo dove c'e' qualcuno che parla e te ascolti, li' era tutto diverso. Li' ero chiamato ad essere protagonista e mettere in ballo i miei dubbi della vita quotidiana. Non era per intellettualismo o ipocrisia ma perche' c'era un modo di stare insieme, un modo di guardare l'altro, che mi spingeva a farlo. E mi sentivo cosi' voluto bene che persino il servizio era diventata una gioia. Io, che a casa non aiutavo mai, andavo il lunedi' sera a lavare le pentole e organizzare campi perche' avevo scoperto, come insegna San Francesco, che l'altro e' un bene per me, e che andando oltre le esteriorita' potevo veramente scoprire un modo di vivere bellissimo. E' cosi' che , quando venne il momento, accettai la responsabilita' di diventare consigliere e di impegnarmi, con tutti i miei difetti e le mie lacune, affinche' la vita di fraternita' non si riducesse a un incontro settimanale ma fosse un'occasione di gioia e di cammino. Non so se ho veramente dato il mio contributo e anzi, penso di aver sbagliato e molto, ma se nel Vangelo si legge "venite e vedrete" adesso io so che Lui esiste perche' non solo ho creduto in Lui ma l'ho conosciuto, l'ho conosciuto attraverso il volto di quegli amici che ho imparato ad amare nonostante le difficolta' e le incomprensioni. Perche' certo, niente era perfetto... e anzi, i motivi di discussione e rammarico erano ricorrenti. Non tutti, come e' normale, mi stavano simpatici, non tutti erano disposti ad aiutarti o ascoltarti ma c'era qualcosa (ma mi rendo conto ora sarebbe meglio dire Qualcuno) che teneva in piedi tutta la baracca. Non eravamo perfetti, non eravamo tutti uniti...eppure eravamo una fraternita'. Quando ero 'su alla casina' ero contento, lieto! E questo bastava a spazzare via ogni delusione. Si, la casina, quell'edificio attiguo alla parrocchia che per anni era stato una costruzione per me neutrale, indifferente, era diventata per me qualcosa di familiare, qualcosa cui tenevo. Sapevo, nel corso della settimana, che li' potevo trovare qualcuno con cui studiare o semplicemente parlare. Sapevo che li', tutti i lunedi' sera, potevo trovare dei fratelli con cui condividere i miei problemi e le mie sciocchezze perche' consapevoli che si era tutti in cammino insieme e che se ci eravamo incontrati non era per caso ma perche' Qualcuno ci aveva voluto fare dono di una tale amicizia e di un tale amore. Mi viene da usare il tempo passato perche' ora sono a Bologna a studiare e non vedo piu' quei volti, non vado piu' agli incontri...eppure resta in me un candido sorriso per quel che ho vissuto e per quello che mi e' stato gratuitamente dato nel corso dei passati anni. Per questo ho deciso di scrivere queste poche righe, per dire, un'ultima volta, "grazie amici".


Lorenzo