QUANDO E PERCHE’ SI PENSO’ DI COSTITUIRE CONFRATERNITE DI CORDIGERI NELLA PROVINCIA CAPPUCCINA TOSCANA



Già Papa Leone XIII, che considerava il Terz’Ordine una istituzione particolarmente adatta “per le persone del secolo, qualunque siano il sesso, l’età, la condizione, lo stato“( discorso del 30.11.18882), lo raccomandava come mezzo prezioso “per la preservazione e salvezza della gioventù” (Discorso alla Società della Gioventù Cattolica, 6.1.1885). Papa Pio X, che promulgò il 15.4.1905 il catechismo per istruire i giovani alla fede cristiana, richiese più volte che i parroci fossero aiutati in questo compito da pie persone secolari, e in particolare lo chiese ai terziari francescani ( 8.9.1912), che riteneva suoi cooperatori nel restaurare la società alla luce del Vangelo. I terziari francescani cominciarono quindi a interessarsi dei piccoli vedendo in essi un campo di pastorale francescana, sia approfondendo la richiesta del papa in occasione dei loro Congressi internazionali e nazionali, sia promuovendo gradualmente la nascita di gruppi di fanciulli e fanciulle accanto alle Congregazioni dei terziari, prevalentemente in ambito dei Conventuali e dei Minori. Su “Il Risveglio Francescano” del 1915 leggiamo questa proposta del P. Fortunato da Lucignano, che sollecitava la costituzione, anche in Toscana, delle Congregazioni dei Cordigeri, con la risposta motivata e possibilista del Direttore della Rivista.






Il 21 Dicembre 1917 il P. Generale dei Cappuccini, in una lettera circolare inviata alla Provincia Toscana, “consigliava di ascrivere alla Confraternita dei Cordigeri i giovanetti e le giovanette”. Il Ministro generale dei Cappuccini aveva avuto da papa Pio X, attraverso un rescritto della Sacra Congregazione delle Indulgenze del 14 dicembre 1904, la possibilità di concedere nuove indulgenze e di erigere Confraternite dei Cordigeri. Il Risveglio Francescano in due numeri successivi affrontò questo argomento al fine di far apprezzare e favorire la devozione al cingolo di San Francesco da parte dei Direttori del Terzo Ordine e dei devoti di San Francesco.
































Da questo momento, e su queste indicazioni, fu presa dal Consiglio del Terz’Ordine di Montughi la decisione di far decadere la Confraternita dei Giuseppini, che aveva le stesse finalità, e di sostituirla con la Congregazione dei Cordigeri. E’ significativo come da questa e altre esperienze italiane ed europee papa Pio XI, con l'enciclica Rite epiatis del 30 aprile 1926, in occasione del settimo centenario della morte di san Francesco, invitava coloro che per ragioni di età non potevano appartenere al Terz'Ordine Francescano ad iscriversi come "candidati cordiglieri". Tale esortazione rafforzò la proposta del cordigerato ai fanciulli anche di età inferiore ai quattordici anni.

Di seguito numerose altre Congregazioni dei Cordigeri sorsero in altre realtà toscane, e come si legge ancora nelle pagine delle Cronache della Provincia Cappuccina del 1940, anche basandosi sul rinnovato impegno e successo di P. Michelangelo Bellini a Montughi, sollecitandone la erezione anche presso luoghi dove non si trovino Conventi e Chiese dei PP. Conventuali.





Fu anche stampato un giornalino nazionale, Il Cordiglio Bianco, al quale anche i cordigeri di Montughi contribuirono, e dove sul numero che riportiamo potete leggere l’esortazione del P. Generale dei Cappuccini a promuovere la costituzione di Confraternite di Cordigeri.
















La confraternita dei Cordigeri di Montughi fu eretta il 2 Agosto 1918.








Possiamo prendere visione del primo registro dei bambini e giovanetti appartenenti alla Confraternita con l’elenco dei primi iscritti.





Il 7 settembre 1920 la Definizione Provinciale destina un Religioso idoneo per l’istruzione e sorveglianza dei giovanetti aspiranti al 3° Ordine.
Nel 1923 fu proposto e approvato un Regolamento perché i terziari possano svolgere l’azione di sorveglianza dei cordigeri fuori dal convento e consigliare l’iscrizione al Circolo-Ricreativo delle persone amiche prendendo a cuore lo sviluppo della istituzione giovanile con al vigilanza e con opportuni suggerimenti.
Ebbe vita altalenante: sotto la direzione di P. Alfonso da Pistoia e di P. Giovanni da Volterra ebbe vita rigogliosa. Poi, come si legge nel rendiconto dei 50 anni della Fraternità di Montughi opera del Ministro Cipollaro, “per un complesso di circostanze e per innovazioni inopportune decadde, tralignò e fu necessaria sopprimerla nel 1928.” Un gruppo di giovanissimi rimase comunque, seguito da P. Giovanni da Volterra.
Dopo qualche anno i Superiori decisero di ricostituirla, e chiamarono alla sua direzione p. Michelangelo Bellini, che annunciò ai due discretori maschile e femminile del T.O.F. la sua rinascita, con l’invito a pregare affinchè si estenda e porti buoni frutti nel nostro T.O.F. . P. Giovanni gli scrisse: “Ti ho aperto il varco; ci ho lasciato un po’ di lana, ma sono contento perché hanno scelto te…”. Per i cordigeri fu P. Michelangelo ad occuparsene, per le cordigere, che risorsero subito dopo, se ne occupò all’inizio la consorella Caradossi. All’inizio i cordigeri avevano come punto di ritrovo la cella di P.Michelangelo che dava sul corridoio adiacente alla portineria, e la loro confusione disturbava il convento. Fu allora concessa loro la vecchia stalla (“ un posto da asini, come i tuoi ragazzi”..) che si trovava all’estremità del convento in cima alla salita. I cordigeri si improvvisarono imbianchini e muratori, e la stalla si trasformò inTEATRINO e sala di riunioni. (link con immagini cronaca di Montughi di D'addario)
Per far parte della Confraternita dei Cordigeri era necessario fare una apposita domanda





E venne adottato un nuovo registro





I cordigeri si ritrovavano la quarta domenica del mese, con messa al mattino, “funzioni e processione” nel pomeriggio, poi al teatro per giocare, vedere qualche film, assistere a qualche recita degli stessi cordigeri o delle cordigere.





I cordigeri inoltre venivano formati dai terziari ad attività caritatevoli, come ad esempio pranzi con bambini poveri, completato in questa occasione con uno spettacolo teatrale in loro onore..





I cordigeri avevano un cordiglio bianco come simbolo di appartenenza, per le cordigere fu stabilito che il loro vestiario fosse bianco, ma con velo e cordone marrone, che venivano consegnati all’altare con apposita cerimonia.





La formazione di un gruppo di cordigere era una novità per quell’epoca, che portò all’inizio ad una netta separazione tra i due gruppi,(LINK sulle cordigere di D’Addario) ma abbastanza rapidamente ad organizzare attività in comune come esperienza di reciproche relazioni.

Il gruppo ebbe anche un vessillo, bianco con al centro un tondo con la figura di San Francesco che benedice





un giovanetto, che veniva utilizzato nelle processioni e in altri momenti importanti .

I Cordigeri avevano un loro Consiglio, del quale conserviamo alcuni verbali





E nel 1936 fu tenuto a battesimo il giornalino ARDERE.

Nel 1937, in occasione del 350 anni dalla istituzione dei Cordigeri fu fatta una specifica celebrazione in concomitanza col Convegno francescano.





Da Padre Michelangelo ripartì un rifiorire dei giovanissimi, e da lui partì il permanere dei giovani in una dimensione temporale superiore al compimento dei 14 anni fondando il Gruppo Giovanile (Gi.Fra.).





La Gi.Fra. collaborò moltissimo all’attività apostolica verso i cordigeri, ( a livello nazionale fu anche stabilito che fosse compito primario dei gifrini seguirei cordigeri).





Il rapporto O.F.S. – GiFra- Araldini fu molto attivo con Padre Michelangelo. Al riguardo sottolineiamo che la Casina, dove adesso l’O.F.S. ha la sua sede, quando fu eretta era la Casa dei Cordigeri e Gioventù Francescana.





Le relazioni tra T.O.F., Gi.Fra. e Cordigeri erano oggetto di costanti valutazioni, come potete leggere in questo artico dell’ex Gifrino Prof. Francesco Gurrieri sulle pagine di Risveglio Francescano





Verso la fine degli anni 70 ci fu un ulteriore momento di crisi. Negli ultimi due decenni, grazie ad una maggior condivisione con i Parroci (anche a volte assistenti Gi.Fra.) e ad una attenzione maggiore dei Consigli O.F.S., c’è stato un risveglio di questa attenzione verso un cammino di formazione francescana dei più piccoli, seguendo quanto prescritto dall’Art. 25 della Regola dell’O.F.S. “Convinti della necessità di educare « i fanciulli in modo che aprano il loro animo alla comunità ... e acquistino la coscienza di essere membri vivi e attivi del Popolo di Dio » e del fascino che Francesco può esercitare su di loro, si favorisca la formazione di gruppi di fanciulli i quali, con l’aiuto di una pedagogia e di una organizzazione adatta alla loro età, siano iniziati alla conoscenza e all’amore della vita francescana. Gli Statuti nazionali daranno opportuni orientamenti per l’organizzazione di questi gruppi e per il loro rapporto con la Fraternità e con i gruppi giovanili francescani e dall’Art.10 del Nostro Volto: La Gioventù Francescana, in piena comunione con l’Ordine Francescano Secolare, cura e anima i gruppi di fanciulli (Araldini), affinché, attraverso una pedagogia adatta alla loro età, siano iniziati alla conoscenza e all’amore della vita francescana (cfr. CCGG OFS, art.25).