CAROLINA BELLANDI PALADINI “MAMMA CAROLINA” Borgo S. Lorenzo (Firenze), 17 maggio 1895 - Prato, 27 dicembre 1986






p. Igino Chiari – PADRE MICHELANGELO – pg 97-98





Dai Verbali del Discretorio Femminile del Terz’Ordine di Montughi

Il 16 Novembre del 1936 la consorella Carolina Bellandi presentò insieme al P. Direttore Luigi al Discretorio femminile del TOF di Montughi il progetto dell’Opera delle Prime Comunioni delle famiglie bisognose, che tra l’altro prevedeva “ che l’Opera dovrà provvedere ai bambini bisognosi il vestito, le scarpe, e quegli oggetti necessari come libro, rosario e crocefisso. Ai bambini sarà servita anche la colazione dai terziari. Alle spese occorrenti penserà la cassa che si apre ora a nome dell’Opera, con già qualche offerta raccolta, e se necessario verrà in aiuto l’Unione Francescana, che ha anch’essa lo scopo di aiutare i poveri”.





A partire dal 6 gennaio 1937, vari gruppi di ragazzini ricevettero la Prima Comunione a cadenze sempre più ravvicinate, vestiti di tutto punto e con un piccolo rinfresco offerto ai bambini e ai genitori nei locali della portineria del Convento. Incessante era il suo andare alla ricerca in giro per Firenze dei bambini poveri che desiderava potessero in ogni caso ricevere Cristo povero presente nell’Ostia.



Anche il Discretorio maschile nell’adunanza del 19/11/1937 accoglie la proposta dell’Opera per le prime comunioni.



Discretorio del 23 Aprile



Discretorio del 6 Giugno





Nell’adunanza del Discretorio maschile del 13 Febbraio 1939



E in quella del 27 Novembre 1939 vengono riportate alcune perplessità di parroci





Nel verbale del 6 Dicembre 1940 si riparla della criticità sollevata dal parroco di Rifredi per l’opera delle prime comunioni, per cui verrà omesso di citarla nella relazione che sarà svolta presso quella congregazione



Carolina Paladini era attiva anche nella raccolta di finanziamenti per le attività della Congregazione del TOF di Montughi, come riportato dai registri delle capigruppo, ( la pagina sottostante evidenzia anche il versamento effettuato per un certificato di matrimonio da lei seguito e realizzato con il contributo del TOF ) almeno fino al 1941.



Successivamente l’Opera da lei costituita, seguita e promossa si allargò tanto da impegnarla sempre più diluendo di conseguenza la sua presenza nella vita della fraternità.

Dalle pagine de RISVEGLIO FRANCESCANO

Nelle pagine della Cronaca delle Congregazioni venivano tra l’altro riportate una sintesi delle relazioni annuali delle Fraternità. Qui di seguito ne riportiamo alcune relative agli anni successivi all’accettazione della proposta di Carolina Bellandi al Discretorio (Consiglio) femminile di Montughi dove si parla dell’Opera delle Prime Comunioni quale attività propria della Fraternità del T.O.F. di Montughi. Non esisteva una voce specifica di spesa per tale Opera, rientrando questa all’interno delle altre opere caritative messe in atto dalla Congregazione.







Anche negli anni successivi comparvero sulla Rivista mensile del T.O.F. della Toscana alcuni articoli su Mamma Carolina e sulle sue due opere.























Carolina Bellandi è la testimonianza che santi ci si può diventare anche vivendo nel secolo, impegnandosi attivamente a collaborare all’apostolato della Chiesa e dei suoi ministri.
Nacque a Borgo S. Lorenzo (Firenze) nella bella regione del Mugello, il 17 maggio 1895, in un umile famiglia di contadini. Crebbe nella robusta religiosità dei contadini di allora, al termine della Prima Guerra Mondiale nel 1919, coronò il suo sogno di sposarsi, convolando a nozze con Olinto Paladini.
In quegli anni il Mugello era tutto un fervore francescano, basti pensare che vi erano ben 5500 Terziari e ogni paese aveva la sua Congregazione; Carolina ne assimila ben presto l’ideale, facendosi anch’essa Terziaria Francescana nel convento dei Cappuccini di S. Carlo; dedicandosi amorevolmente all’aiuto dei poveri e forgiandosi nella preghiera.
Nel 1922 si trasferisce per lavoro a Firenze insieme al marito; i figli tanto desiderati e implorati con preghiera, penitenza e pellegrinaggi, purtroppo non ne vengono; dopo sette anni di lavoro, viene coinvolta nella grande crisi economica del 1929, perdendo l’occupazione alle Officine Galileo.
Utilizza il maggior tempo disponibile per pregare di più, assistendo nella chiesa della SS. Annunziata a più Messe giornaliere, benché il tempio sia lontano e faticoso raggiungerlo a piedi; il pomeriggio invece va all’Adorazione Eucaristica nella chiesa delle suore Calasanziane in via Faenza.
Si tempra così all’amore per l’Eucaristia e alla preghiera contemplativa che la condurranno ad ideare due opere meravigliose: L’Opera delle Prime Comunioni e l’Assistenza ai Monasteri di Clausura.
Nel 1935 attraversando il quartiere povero di S. Frediano a Firenze, nota dei ragazzi che chiassosamente giocano in piazza, li avvicina e scopre che non hanno fatto ancora la Prima Comunione, per la povertà e l’indolenza delle famiglie; allora Carolina Bellandi, contatta i familiari e offre tutto l’aiuto necessario per la cerimonia, previa una buona preparazione dei ragazzi, che affida per questo ai cappuccini di Montughi.
Durante la Messa della Fraternità del 6 gennaio 1936, il primo gruppo di ragazzi, riceve la Prima Comunione, forniti di tutto quanto occorre per l’occasione, dal vestito al rinfresco.
Nasce così l’Opera delle Prime Comunioni, la cerimonia si ripeterà ogni mese, finché nel 1950 viene gestita da padre Stanislao Livi, allargandosi anche in altre città come Pisa, Roma, in Sardegna e in tutta l’Italia Meridionale; in 30 anni riceveranno la Prima Comunione in questo modo, circa 20.000 ragazzi che la chiameranno “Mamma Carolina”, nome con cui sarà conosciuta in seguito meritatamente, perché li ha amati come figli, lei che di suoi non ne aveva avuto.
Il giro di denaro utilizzato in tutto questo tempo è notevole, svariati miliardi di lire, racimolati faticosamente con le offerte di pochi soldi alla volta; diceva a chi si meravigliava: “La banca di Gesù è tanto grande. Non sono i soldi che mancano. Mancano i cuori”. Con l’avanzare del benessere economico in tutta Italia, specie negli anni ’60, l’Opera gradualmente si estingue; ma Carolina, anche se ha 70 anni, non si sente stanca, né vuole ritirarsi dal fare del bene, ancora una volta ha un’idea geniale.
In quegli anni di post-Concilio in preda a crisi di fede (vedi divorzio, aborto, ecc.) lei va a bussare ai Monasteri di clausura, cittadelle della preghiera e della penitenza, per chiedere alle consacrate l’aiuto spirituale necessario in quella lotta gigantesca contro il male.
Carolina prende anche ad aiutarle nelle loro necessità, stoffa, viveri, denaro, affinché non debbano essere costrette a dedicarsi ad opere sociali a scapito della clausura. Le consola, dà il sostegno spirituale in un’epoca di forte efficientismo, che le fa sentire inutili nella loro clausura e che le fa soffrire; anche le monache accettano la presenza, la semplicità, il parlare di questa povera laica e le diventano amiche, subendo il fascino del suo fervore.
Era nata l’Opera di assistenza ai Monasteri di Clausura, la gratitudine e l’ammirazione delle claustrali è dimostrata dalle tante lettere e testimonianze raccolte poi sulla sua vita. Carolina rimase attiva fino alla morte, avvenuta a 91 anni, il 27 dicembre 1986; subì un incidente stradale mentre si recava come al solito, a raccogliere le offerte per le sue ‘Monachine’.
Fu trasportata all’ospedale di Prato, dove stette in rianimazione per una decina di giorni, lucida fino all’ultimo, il giorno di Natale, salutava chi la visitava, con un sorriso dicendo “Arrivederci in Paradiso!”.
Carolina fu un umile donna del popolo, aveva fatto appena la terza elementare. Era ricca solo dell’esperienza che viene dalla dura vita dei campi, temprata al sacrificio; dalla natura però aveva ricevuto un carattere forte, volitivo, dinamico, protagonista, con qualche inconveniente dovuto appunto al carattere, come tentativi di imporre la sua volontà, musonerie, ecc. ma la prima critica di sé stessa, era proprio lei, diceva: “Vedo chiaramente che se Dio non mi tenesse le mani sul capo, non so quali peccati non potrei commettere…”.
A chi le chiedeva il perché il Signore si serviva di lei, rispose: ”Il Signore aveva bisogno di una ‘buona a nulla’, per affidarle quest’incarico e non trovando di peggio, si è servito di me, lingua lunga, legno storto, maldicente e truffellona”.
Il processo per la sua beatificazione è stato aperto il 18 ottobre 2001 per l’interessamento dell’O.F.S. della Toscana, per questa sua degna figlia.

Autore:Antonio Borrelli

Quindi come scriveva P. Igino Chiari alla fine del breve capitoletto su Mamma Carolina presente nel suo libro Padre Michelangelo che “ qualche santo usciva anche da Montughi “, siamo in attesa che il processo di beatificazione della nostra sorella Carolina si concluda. A chi di noi non la ha conosciuta perché entrato nell’OFS dopo la sua morte, oltre a questi due testi raccomandiamo la lettura del libro di padre Stanislao Livi MAMMA CAROLINA. Il Vangelo della carità di una laica.







Come Fraternità O.F.S. le siamo oggi grati e riconoscenti perché esempio e stimolo a quanto la Regola approvata da Papa Paolo VI ci richiede. Pur senza figli, ha avuto il dono di “ essere madre del nostro Signore Gesù Cristo (Mt,12,50) partorendolo con le opere sante, che debbono illuminare il mondo con l’esempio” (Esortazione di San Francesco ai fratelli e alle sorelle della penitenza).

Per quanto riguarda la fondazione dell’Opera delle Prime Comunioni quale miglior riferimento all’art. 5 della Regola - I francescani secolari, quindi, ricerchino la persona vivente e operante di Cristo nei fratelli, nella sacra scrittura, nella Chiesa e nelle azioni liturgiche. La fede di S. Francesco che dettò queste parole:” Niente altro vedo corporalmente in questo mondo dello stesso altissimo Figlio di Dio se non il suo santissimo Corpo e il santissimo Sangue ” sia per essi l’ispirazione e l’orientamento della vita eucaristica, all’ art. 8 - Come Gesù fu il vero adoratore del Padre, così facciano della preghiera e della contemplazione l’anima del proprio essere e del proprio operare.Partecipino alla vita sacramentale della Chiesa, soprattutto all’Eucarestia, e all’art. 13 - Il senso di fraternità li renderà lieti di mettersi alla pari di tutti gli uomini, specialmente dei più piccoli, per i quali si sforzeranno di creare condizioni di vita di creature redente da Cristo.

Per quanto riguarda l’Opera di Assistenza ai Monasteri di Clausura oltre ad alcuni articoli già citati in precedenza la ritroviamo nell’ art. 6 - Ispirati a S. Francesco e con lui chiamati a ricostruire la Chiesa, si impegnino a vivere in piena comunione con il Papa, i Vescovi e i Sacerdoti in un fiducioso e aperto dialogo di creatività apostolica.

Sappiamo quindi e desideriamo che lei continui a pregare intanto per i figli e i nipoti dei nostri terziari che si sono accostati, si accostano e si accosteranno alla loro prima comunione, perché quel momento sia davvero l’inizio di incontri sempre frequenti con Gesù eucaristico.

Sappiamo e la sentiamo presente in tutte le occasioni di incontro personale, formativo e liturgico con le nostre sorelle Clarisse Cappuccine di via di Santa Marta, anche con le quali -art. 1-In modi e forme diverse, ma in comunione vitale reciproca, intendiamo rendere presente il carisma del comune Serafico Padre nella Vita e nella missione della Chiesa.

Voglia Carolina ispirarci a far si che come singoli laici francescani e come fraternità non siamo ciechi e sordi di fronte alle situazioni che ci interpellano, perché (art.1) “Come il Padre vede in ogni uomo i lineamenti del suo Figlio, Primogenito di una moltitudine di fratelli, i francescani secolari accolgano tutti gli uomini con animo umile e cortese, come dono del Signore e immagine di Cristo”, e perché (art.15) ” Siano presenti con la testimonianza della propria vita umana ed anche con iniziative coraggiose tanto individuali che comunitarie, nella promozione della giustizia”.



MAMMA CAROLINA CONTINUA A PREGARE PER NOI IL NOSTRO SERAFICO PADRE SAN FRANCESCO PERCHE’ CI AIUTI AD ESSERE SEMPRE FEDELI ALLA REGOLA CHE ABBIAMO PROFESSATO.