La nostra storia

PERCHE’ FARE MEMORIA?



Perché riteniamo che sia utile fare memoria della Fraternità dell’O.F.S. di Montughi ripresentandone momenti, passaggi, vissuti di più di centotrenta anni di vita? Come la memoria individuale è alla base della nostra identità, anche la memoria collettiva ha questo significato. Nella Bibbia memoria e azione sono sempre intimamente legate: il fare “memoria” non è, quindi, un semplice voltarsi indietro per guardare al passato, ma è un “rendere presente” nell’oggi. Lo stesso Papa Francesco invita a «fare memoria» perchè questo atteggiamento è un’«abitudine non molto comune tra noi. Dimentichiamo le cose, viviamo nel momento, e poi dimentichiamo la storia». Invece «ognuno di noi ha una storia: una storia di grazia, una storia di peccato, una storia di cammino». «È fare memoria davanti a Dio della nostra storia. Perché la nostra storia diventa la nostra preghiera». E’ ciò è altrettanto vero per la nostra fraternità “che il Signore ha scelto come suo popolo e la ha accompagnato durante il cammino nel deserto, durante tutta la vita e di generazione in generazione per portarla in una terra di gioia, di felicità». E ci confortano anche le parole del nostro ex Padre Assistente Giovanni Roncari, attuale vescovo di Pitigliano – Sovana – Orbetello, nella sua Lettera Pastorale CONTINUIAMO A CAMMINARE INSIEME: “Vogliamo costruire e vivere una comunità ecclesiale che parta con riconoscenza dalla grande ricchezza ricevuta dal passato, dai nostri padri e madri nella fede, possa vivere con gioia, ora, in questo nostro tempo, quanto ha ricevuto e possa, fiduciosa, consegnarlo alle nuove generazioni. Ricordiamo che il modo migliore per apprezzare il dono ricevuto è farne parte agli altri”. E rispetto alle generazioni di francescani secolari che ci hanno preceduto, noi oggi siamo chiamati ad essere sempre più innovativi rispetto alla tradizione, cercando di darne una originalità e un timbro legato ai segni dei tempi. Tradizione che a ben riflettere parte dalla Esortazione di San Francesco ai Fratelli e Sorelle della Penitenza, da quel linguaggio costantemente avuto nei secoli, ripreso e seguito dalle varie Regole che hanno accompagnato la nostra storia, e la storia della nostra fraternità. E’ un invito a vivere in modo più convinto, pieno e creativo la nostra vocazione francescana: sentiremo più vicini, ci accompagneranno, ci stimoleranno, pregheranno per noi nella comunione dei santi tutte le centinaia di appartenenti alla nostra ultracentenaria fraternità che attraverso un sistema moderno di comunicazione come il nostro sito si faranno ancora vivi per noi.





29 giugno 1883
Erezione Canonica della Congregazione del T.O.F. di Montughi
Prima Congregazione della Provincia Toscana dei Frati Cappuccini.



A neanche un mese dalla nuova Regola del T.O.F. “Misericors Dei Filius”( 30 maggio 1983), del terziario Papa Leone XIII, l’allora Guardiano di Montughi, P. Alessandro Bartolucci da Livorno, fondò regolarmente, con apposito decreto, la Congregazione del T.O.F. di Montughi il 29 giugno 1883. P. Alessandro aveva molto a cuore la formazione di giovani e adulti alla spiritualità francescana, tanto da avere ammesso diversi fedeli al T.O.F., tra cui il 29 Aprile del 1883 il vescovo Mons. Donato Velluti-Zati. Il Vescovo aveva fondato e diretto una congregazione di giovani frequentatori delle scuole serali di San Lorenzo, chiamata “ I Giuseppini”, dalle cui fila uscirono i primi 5 terziari che insieme al Vescovo costituirono la Congregazione (oggi Fraternità) di Montughi. I primi cinque erano: Angiolo Bensi, Gustavo Romei, Alfredo Muzzi, Giuseppe Fanfani, Giulio Ermini. Nella Casa della Gioventù Francescana è conservata e visibile l’originale della erezione della Congregazione del T.O.F. con i nomi dei primi componenti.


Ma una domanda sorge spontanea: prima dell’erezione canonica della Fraternità non erano stati ammessi a Montughi fedeli al Terz’Ordine?



Brevemente occorre ricordare che solo con la Bolla del 23 luglio 1735 Papa Clemente XII concesse a tutti i superiori cappuccini di poter ammettere ovunque i fedeli al Terz’Ordine Francescano, e di poterli istruire sia in privato che in pubblico. Non ci fu comunque molta sollecitazione da parte dei frati cappuccini montughini, sempre molto legati alla loro specificità carismatica di privilegiare la predicazione e l’apostolato volante.

La sensibilità da parte dei Padri Cappuccini fiorentini comunque crebbe, e specialmente nella seconda metà del diciannovesimo secolo troviamo riportata la presenza di numerosi terziari, non riuniti però in Congregazione ( venivano definiti “isolati”) a Colle, Pienza, San Gimignano.

Nell’anno 1872 sulla rivista Annali francescani compare questo articolo molto interessante per capire come ci si accostava al T.O.F. e come si diventava terziari, ma anche perché riferisce nella parte finale “come a Firenze il Terz’Ordine ha ripreso nuovo splendore, uno spirito novello”. Interessante l’ultima frase “quando l’elemento religioso monastico ne avrà la principal parte” perché in qualche modo contraddice l’esperienza non monastica dei frati.


Abbiamo però nell’archivio del Convento di Montughi un Registro assai vecchio delle vestizioni e professioni dal 1797 al 1883, anno di erezione della Fraternità. Il Registro è molto interessante, perché evidenzia come a fronte di 283 uomini tra novizi e professi siano presenti ben 1641 donne. Uno dei motivi per spiegare tale differenza è legata alla dimensione molto devozionalistica del vissuto della professione, tanto che parroci, sacerdoti, frati da una parte, suore dall’altra divennero professi in grande numero, grazie anche alle autorizzazioni che i Padri provinciali davano ai parroci che lo richiedevano di poter ammettere fedeli al TOF. E nel registro furono registrati anche questi terziari non fiorentini.





Nell’ultima pagina del Registro degli uomini potete notare come la “patria”(il comune) dei novizi e dei terziari fosse molto vasta, la presenza di un pievano, così come noterete essere evidenziato il nome di Augusto Conti, di San Miniato. Filosofo, membro dell’Accademia della Crusca, consigliere comunale a San Miniato e a Firenze, alfiere degli studenti volontari di Pisa a Curtatone, volle che alla sua morte fosse rivestito del saio francescano, l’abito grande dei terziari di allora.
Ma chi sono stati i primi fedeli ammessi al Terz’Ordine dai frati cappuccini di Montughi?
Il primo risulta essere un uomo abitante a Santo Stefano in Pane, Rifredi, Gaetano Cecchi, figlio di Giovanni Antonio, che fu vestito il 15 gennaio 1797 e professò il 19 marzo 1798. La prima terziaria fu Maria Maddalena di Ferdinando Bencini, sempre del popolo di Santo Stefano in Pane, che professò il 16/8/1798.

Il primo triennio di vita della Congregazione del T.O.F. nelle pagine degli Annali Francescani

Nell’archivio della nostra Fraternità al’inizio non eravamo riusciti a ritrovare tracce dei primi anni di vita, delle riunioni di discretorio e degli incontri mensili. Abbiamo allora provato a sfogliare i numeri della Rivista Annali Francescani, edita a Milano, periodico religioso quindicinale dedicato agli ascritti del Terz’ Ordine di S. Francesco d’ Assisi, dal 1883 in poi. La prima occasione nella quale ritroviamo presente la nostra realtà laicale francescana è del 1886, in occasione della visita del Cardinal Massaja a Firenze nei primi di Giugno di quell’anno.

Domenica 13 Giugno, alla presenza di circa trecento terziari, dopo “un bell’indirizzo pieno di sentimenti cristiani e di elogi pel Cardinale” letto dal Segretario della Congregazione, il Cardinale tra l’altro ricordò ai terziari presenti nell’Oratorio del Terz’Ordine, “quali obblighi per la loro qualità di terziari di San Francesco si avessero per portare degnamente un tal nome, e come il Sommo Pontefice sperasse molto nel Terz’Ordine per la rigenerazione della attuale società traviata. Ma come San Francesco rigenerò la società malata dei suoi tempi, così il medesimo Terz’Ordine potrà essere lo strumento e la rigenerazione di questa. E dopo aver dato alcuni consigli pratici, soggiunse di pregare ed operare, avendo sempre per guida la carità, e riguardando tutti, principalmente i traviati, non come nemici, ma come fratelli ingannati ed illusi, che allontanatisi da Dio, aspettano il nostro soccorso per tornare al Padre.” Sempre nel 1886 troviamo registrato il numero dei terziari: 411. In occasione infatti della presentazione al Papa Leone XIII del censimento dei terziari italiani, fu chiesto ad ogni congregazione l’invio dei professi. Questo grande numero, ad appena tre anni dalla erezione canonica, esprime l’impegno del P. Direttore a promuovere la spiritualità francescana a livello laicale, e non solo. A conferma anche di quale fosse la tipologia degli iscritti leggiamo, all’interno di un altro resoconto dello stesso anno,“ che la Congregazione dei Terziari a Montughi è tutta di soli uomini di ogni classe sociale: dal prelato al cherichetto, dal titolato al modesto operaio, dal letterato al villanello: e sia detto a lode della nostra Firenze, la più parte di questi uomini sono giovani e nel rigoglio della vita: perfino l’esercito vi è rappresentato da distinti militari. Oh, era bello e commovente insieme vedere quella moltitudine di ogni classe sociale: vedere quella bella gioventù, vedere quegli ufficiali, persone insomma che si crederebbero restii alle pratiche di pietà, calde di zelo per i fratelli defunti, assembrate nella chiesa dei Cappuccini con in mano l’ardente fiaccola, simbolo della fede e della carità cui sono animati…”.


Nel resoconto, scritto da G.V, Segretario del Terz’Ordine di Montughi, viene descritta una delle splendide adunate mensili, quella del 24 Ottobre, nella quale trenta confratelli fecero la loro professione dopo l’anno di noviziato, e quella del 21 novembre in suffragio dei terziari defunti.